Gli anziani come risorsa

La Terza Età come risorsa: il valore degli anziani nella società odierna
Si invecchia di più e nella maggioranza dei casi si invecchia meglio.
Le rilevazioni statistiche fotografano un’Italia con 13 milioni di persone over 65 anni, e l’allungamento della vita e la sua qualità trainano un cambiamento nella percezione del ruolo sociale della Terza Età.
La Terza Età è una categoria sociale complessa, che viene suddivisa in 3 sottogruppi: i giovani anziani (65-75 anni), gli anziani veri e propri (76-84 anni) e i grandi anziani (dagli 85 anni in poi).
Gli anziani non sono più percepiti come persone che vivono un periodo residuale della vita, di ritiro dalla dimensione sociale e pubblica a causa di mancanza di energie e problematiche di salute invalidanti.
Con l’espressione anziani attivi si identificano principalmente giovani anziani e anziani veri e propri, risorse che apportano alla società un contributo fondamentale in vari ambiti.
Consideriamo il caso dei giovani anziani, che oggi coincidono con la generazione dei baby boomers, definiti come una “generazione sandwich” con un compito equilibratore indispensabile nel nostro sistema di welfare. Infatti, grazie alle loro risorse socio-culturali e professionali, svolgono un ruolo sociale e familiare chiave per la nostra società.
Oltre ad assistere i propri parenti che, a causa dell’età avanzata, si trovano in situazioni di limitata autonomia, spesso i giovani anziani danno un importante contribuito all’organizzazione familiare dei figli e all’accudimento dei nipoti.
La loro presenza è fondamentale per sopperire alla carenza, o al costo inaccessibile, di strutture come asili nido, servizi doposcuola e di accoglienza dei bambini durante le vacanze estive. I giovani anziani sono spesso il fattore cruciale che permette ai figli di crearsi una famiglia e mantenere il lavoro. Il loro status di pensionati in molti casi offre un’importante sicurezza economica alle generazioni più giovani, meno garantite.
Verso una valorizzazione pubblica del ruolo degli anziani
Il 2012 è stato l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale. È evidente che le politiche per l’invecchiamento attivo rivestono un’importanza cruciale non solo a livello italiano, dal momento che molti Paesi dell’Unione Europea presentano una situazione demografica simile. L’iniziativa è nata con l’ obiettivo di “ispirare un impegno maggiore in tutti gli Stati membri per promuovere l’invecchiamento attivo, garantendo in tal modo che la solidarietà tra le generazioni possa superare la prova rappresentata dall’invecchiamento della popolazione”.
L’allungamento della vita media è un’opportunità sociale ancora da comprendere pienamente e da sviluppare, con beneficio sia degli anziani, che possono mettere in gioco le loro competenze e veder riconosciuto a livello pubblico il loro impegno attivo, che migliora anche la qualità della loro vita, sia delle generazioni più giovani, che possono trarre beneficio da questo scambio. Molti settori della società, dal volontariato alla cultura e al welfare, presentano delle aree di bisogno che possono essere soddisfatte con l’impegno degli anziani attivi. Inoltre, una persona che invecchia attivamente preserva più a lungo la sua autonomia e il suo benessere fisico ed emotivo.
Anziani, quale ruolo attivo nella comunità e nella famiglia?
Gli anziani dispongono di un patrimonio importante di esperienze professionali e relazionali e possono offrire il loro tempo, una dote estremamente preziosa ai nostri giorni. Mettere in moto e valorizzare le loro potenzialità significa creare uno scambio di competenze e valori tra generazioni molto importante.
La famiglia, come abbiamo visto, assorbe in misura maggiore le energie e il tempo degli anziani. Molti, tuttavia, come evidenzia il primo Censimento permanente delle istituzioni non profit, condotto tra novembre 2016 e aprile 2017, dichiarano che sarebbero disponibili ad un maggior impegno in ambito extrafamiliare.
Il Censimento rileva che nel settore non profit oltre 700.000 volontari hanno un’età maggiore o uguale a 65 anni e rappresentano il 14,8% del totale dei 7.700.000 volontari attivi in Italia. Il volontariato è un importante aggregatore sociale, crea un tessuto di relazioni per gli anziani, li fa sentire utili e apprezzati, li stimola a mettersi in gioco.
I volontari over 65 sono una risorsa fondamentale per l’associazionismo e contribuiscono a portare avanti numerosi progetti di:
- cura alla persona e assistenza a malati e grandi anziani. Per esempio, gli anziani attivi costituiscono lo zoccolo duro dei 45.000 volontari Auser, la Onlus che opera a favore dell’invecchiamento attivo. Auser promuove varie iniziative di assistenza nella vita quotidiana su tutto il territorio nazionale, contro la solitudine e l’isolamento degli anziani. La vicinanza di età tra i volontari e gli utenti degli interventi permette un dialogo, una comunanza di valori e un’empatia elevata, che rappresentano una delle chiavi del successo dei progetti
- accoglienza, solidarietà sociale verso le categorie svantaggiate, realizzazione di manufatti artigianali e attività di raccolta fondi per l’autofinanziamento di associazioni e di iniziative benefiche.
Anziani attivi nelle comunità locali e in quelle professionali
A livello delle comunità locali, il contributo dei volontari over 65 permette di portare avanti molte iniziative di aggregazione sociale e di pubblica utilità, come:
- Pro Loco, associazioni di promozione locale, organizzazione feste e appuntamenti vari
- volontariato presso Protezione Civile, Croce Rossa e servizi di vigilanza antincendio, con compiti commisurati all’età
- apertura e gestione di biblioteche, musei e monumenti storici, spesso con servizio di visite guidate
- vigilanza territoriale come nei progetti dei “Nonni Vigili”, adeguatamente formati per sorvegliare scuole, parchi e giardini e dissuadere con la loro presenza fenomeni di vandalismo e microcriminalità
- piccoli lavori di manutenzione e gestione di spazi pubblici e di aggregazione, giardini, orti urbani.
Anche in ambito professionale, la trasmissione intergenerazionale delle competenze è una pratica che si va affermando sempre di più, per valorizzare il passaggio di una rete di esperienze e nozioni, che possono essere di grande utilità per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
All’interno degli ordini professionali sorgono iniziative di mentoring e business angel in cui professionisti senior in pensione affiancano gli aspiranti imprenditori con un programma di consulenze e accompagnamento. I professionisti rappresentano un importante bacino di competenze qualificate anche per l’associazionismo: molti medici, infermieri, avvocati, dirigenti d’azienda, commercialisti e professionisti vari, una volta in pensione, trovano una gratifica importante nel prestare le loro competenze specialistiche per associazioni con scopi solidaristici.
Anche nel settore manifatturiero e nell’artigianato di eccellenza nascono progetti di affiancamento, che contribuiscono a tramandare ai giovani artigiani la tradizione preziosa, il sapere e i segreti di molte lavorazioni di artigianato artistico che solo un contatto diretto e un affiancamento in bottega permettono.
Queste modalità dimostrano che la società ha compreso l’importanza di una trasmissione circolare delle competenze e che valorizzare le risorse di una fetta sempre più ampia della popolazione, la Terza Età, contribuisce a migliorare la qualità generale della vita nelle comunità locali.