Gli anziani come risorsa
Si invecchia di più e nella maggioranza dei casi si invecchia meglio. Le rilevazioni statistiche ci dicono che la percentuale di persone anziane in Italia è molto elevata: a gennaio 2023, gli over 65 erano 14.177.000, circa il 24% della popolazione totale.
Da un lato, l’aspettativa di vita sale, dall’altro, invece, le nascite calano. Una tendenza iniziata tempo fa, che ci ricorda quanto sia importante tenere conto dell’allungamento della vita, della sua qualità e del ruolo sociale della terza età oggi e in futuro.
Guardare alle persone anziane come a una risorsa è il punto di partenza per creare un ponte tra le generazioni, spesso in frizione tra loro, a causa delle difficoltà legate al contesto socioeconomico attuale.
- Il valore della terza età nella società di oggi
- Al lavoro dopo i 65 anni, tramandare esperienze alle nuove generazioni
- Il ruolo dei “giovani anziani” in famiglia
- Persone anziane e volontariato
- Persone anziane attive nelle comunità locali
- Maggiori capacità di spesa
- Invecchiamento attivo e stile di vita
- Verso una valorizzazione pubblica del ruolo delle persone anziane
Il valore della terza età nella società di oggi
Partiamo dal capire cos’è la “terza età”. Con questo termine si intende una categoria sociale complessa, che viene suddivisa in 3 sottogruppi: i giovani anziani (65-75 anni), gli anziani veri e propri (76-84 anni) e i grandi anziani (dagli 85 anni in poi).
Questa categorizzazione dimostra che oggi le persone anziane non sono più percepite come individui che vivono un periodo residuale della vita. L’idea di anziano ritirato dalla dimensione sociale e pubblica, a causa di mancanza di energie e problemi di salute, a volte invalidanti, è spesso lontana dalla realtà.
Anzi, si usa sempre di più l’espressione “anziani attivi” per riferirsi principalmente ai giovani anziani e agli anziani veri e propri, che hanno un ruolo importante in vari ambiti della società.
Lavoro, famiglia, volontariato: il ruolo delle persone nella terza età è centrale in molti contesti.
Al lavoro dopo i 65 anni, tramandare esperienze alle nuove generazioni
Complice l’allungamento dell’età pensionistica, molte persone di età superiore ai 65 anni oggi sono ancora al lavoro. A volte è una necessità, in altri casi una scelta consapevole. In generale, i motivi che portano una persona a restare lavoratore o lavoratrice sono molti e diversi, ma il contributo che queste persone possono dare a chi ha iniziato da poco la sua carriera è spesso inestimabile. Senza contare che, anche una volta in pensione, le persone anziane possono ricoprire il ruolo di mentori e consiglieri, supportando i giovani.
Infatti, in ambito professionale, la trasmissione intergenerazionale delle competenze è una pratica che si va affermando sempre di più, per valorizzare il passaggio di una rete di esperienze e nozioni, che possono essere di grande utilità per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
All’interno degli ordini professionali sorgono iniziative di mentoring e business angel in cui professionisti senior in pensione affiancano gli aspiranti imprenditori con un programma di consulenze e accompagnamento. I professionisti rappresentano un importante bacino di competenze qualificate anche per l’associazionismo: molti medici, infermieri, avvocati, dirigenti d’azienda, commercialisti e professionisti vari, una volta in pensione, trovano una gratificazione importante nel prestare le loro competenze specialistiche per associazioni con scopi solidaristici.
Anche nel settore manifatturiero e nell’artigianato di eccellenza nascono progetti di affiancamento, che contribuiscono a tramandare ai giovani artigiani la tradizione preziosa, il sapere e i segreti di molte lavorazioni di artigianato artistico che solo un contatto diretto e un affiancamento in bottega permettono.
Queste modalità dimostrano che la società ha compreso l’importanza di una trasmissione circolare delle competenze e che valorizzare le risorse di una fetta sempre più ampia della popolazione – la terza età – contribuisce a migliorare la qualità generale della vita nelle comunità locali.
E in famiglia?
Le persone anziane sono un sostegno inestimabile.
Consideriamo il caso dei giovani anziani, che oggi coincidono con la generazione dei baby boomers, definiti come una “generazione sandwich” con un compito equilibratore indispensabile nel nostro sistema di welfare. Infatti, grazie alle loro risorse socioculturali e professionali, svolgono un ruolo chiave per la nostra società.
Il ruolo dei “giovani anziani” in famiglia
Oltre ad assistere i propri parenti che, a causa dell’età avanzata, si trovano in situazioni di limitata autonomia, spesso i giovani anziani danno un importante contributo all’organizzazione familiare dei figli e all’accudimento dei nipoti.
La loro presenza è fondamentale per sopperire alla carenza o al costo inaccessibile di strutture come asili nido, servizi doposcuola e di accoglienza dei bambini durante le vacanze estive. I giovani anziani sono spesso il fattore che permette ai figli di crearsi una famiglia e mantenere il lavoro. Il loro status di pensionati in molti casi offre un’importante sicurezza economica alle generazioni più giovani, meno garantite.
Non solo famiglia, molte persone anziane sono impegnate attivamente anche nell’assistere chi è in difficoltà. Il volontariato è un importante aggregatore sociale, crea un tessuto di relazioni, fa sentire utili e apprezzati, stimola le persone anziane a mettersi in gioco.
Persone anziane e volontariato
Le persone anziane dispongono di un patrimonio importante di esperienze professionali e relazionali e possono offrire il loro tempo, una risorsa estremamente preziosa ai nostri giorni. Mettere in moto e valorizzare le loro potenzialità significa creare uno scambio di competenze e valori tra generazioni molto importante.
La famiglia, come abbiamo visto, assorbe in misura maggiore le energie e il tempo di chi è nella terza età, ma molte persone anziane sono attivamente coinvolte anche nel volontariato.
Infatti, secondo i dati dell’ultimo Censimento permanente delle Istituzioni non profit relativi al 2021, i volontari con più di 65 anni sono circa 1 milione (fonte Forum Terzo Settore).
Rappresentano quindi una risorsa fondamentale per l’associazionismo, perché contribuiscono a portare avanti numerosi progetti:
- Cura alla persona e assistenza a malati e grandi anziani. Per esempio, gli anziani attivi costituiscono lo zoccolo duro dei volontari Auser, la Onlus che opera a favore dell’invecchiamento attivo. Auser promuove varie iniziative di assistenza nella vita quotidiana su tutto il territorio nazionale, contro la solitudine e l’isolamento degli anziani. La vicinanza di età tra i volontari e gli utenti degli interventi permette un dialogo, una comunanza di valori e un’empatia elevata, che rappresentano una delle chiavi del successo dei progetti.
- Accoglienza, solidarietà sociale verso le categorie svantaggiate, come la realizzazione di manufatti artigianali e attività di raccolta fondi per l’autofinanziamento di associazioni e di iniziative benefiche.
Persone anziane attive nelle comunità locali
A livello delle comunità locali, il contributo dei volontari over 65 permette di portare avanti molte iniziative di aggregazione sociale e di pubblica utilità, come:
- Pro Loco, associazioni di promozione locale, organizzazione di feste e appuntamenti vari
- volontariato presso Protezione Civile, Croce Rossa e servizi di vigilanza antincendio, con compiti commisurati all’età
- apertura e gestione di biblioteche, musei e monumenti storici, spesso con servizio di visite guidate
- vigilanza territoriale come nei progetti dei “Nonni Vigili”, adeguatamente formati per sorvegliare scuole, parchi e giardini e dissuadere con la loro presenza fenomeni di vandalismo e microcriminalità
- piccoli lavori di manutenzione e gestione di spazi pubblici e di aggregazione, giardini, orti urbani
Il ruolo delle persone nella terza età è quindi prezioso e andrebbe valorizzato maggiormente, evitando, come prima cosa, di ricadere nello stereotipo che vede la persona anziana fragile, sola e bisognosa. È vero che una parte della popolazione che rientra nella terza età vive questa condizione, ma non è così per tutti. Anzi, spesso il contributo alla collettività degli over 65 è anche economico.
Maggiori capacità di spesa
La capacità di spesa delle persone nella terza età è spesso superiore a quella delle altre fasce della popolazione. “Gli over 65 si caratterizzano per: un consumo pro-capite medio annuo più elevato, 15,7mila euro (contro i 12,5 per gli under 35); un reddito medio più alto, 20mila euro (a fronte di 16mila degli under 35); una maggiore ricchezza reale pro-capite, 232mila euro (vs 110mila); una solidità finanziaria superiore, con 1 anziano su 10 indebitato (a fronte di quasi 1 su 3 tra gli under 40); un’incidenza della povertà inferiore della metà rispetto agli under 35 (13% vs 30%); una resilienza al ciclo economico in quanto il reddito medio annuo degli over 65, tra le diverse fasce d’età, è l’unico ad avere superato i livelli pre-crisi.” (Fonte: L’economia della terza età: consumi, ricchezza e nuove opportunità per le imprese, Centro Studi CONFINDUSTRIA, 2020).
Tuttavia, quella della terza età resta la fascia più esposta ai rischi legati a malattie come ipertensione, diabete, problemi cardiovascolari e altre condizioni croniche. Infatti, secondo l’Istituto Superiore di Sanità “già dopo i 65 anni e prima dei 75, più della metà delle persone convive con una o più patologie croniche” (Patologie croniche nella popolazione residente in Italia secondo i dati PASSI e PASSI d’Argento).
Ecco allora che la vera sfida per le persone anziane di oggi e di domani è la salute.
Invecchiamento attivo e stile di vita
Curare il proprio stile di vita è essenziale per mantenersi in salute fin da giovani e per ridurre i rischi di sviluppare patologie croniche e invalidanti. Una scelta di buon senso confermata anche da un recente report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che considera dieta e movimento “indispensabili per favorire la prevenzione delle malattie non trasmissibili, come patologie cardiovascolari, diabete, tumori e disturbi legati alla salute mentale.”
Seguire la dieta mediterranea, fare esercizio fisico regolare, possibilmente in compagnia, evitare fumo e alcol sono alla base dell’indipendenza e dell’autonomia di ciascuno.
Verso una valorizzazione pubblica del ruolo delle persone anziane
Il 2012 è stato l’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale. È evidente che le politiche per l’invecchiamento attivo rivestono un’importanza cruciale non solo a livello italiano, dal momento che molti Paesi dell’Unione Europea presentano una situazione demografica simile. L’iniziativa è nata con l’obiettivo di “ispirare un impegno maggiore in tutti gli Stati membri per promuovere l’invecchiamento attivo, garantendo in tal modo che la solidarietà tra le generazioni possa superare la prova rappresentata dall’invecchiamento della popolazione”.
Da allora sono passati più di 10 anni, ma il tema dell’invecchiamento attivo è ancora vivo, oggi più che mai. L’allungamento della vita media è un’opportunità sociale ancora da comprendere pienamente e da sviluppare. Un beneficio sia delle persone anziane, che possono mettere in gioco le loro competenze e veder riconosciuto a livello pubblico il loro impegno attivo – che migliora anche la qualità della loro vita – sia delle generazioni più giovani, che possono trarre beneficio da questo scambio. Molti settori della società, dal volontariato alla cultura e al welfare, presentano delle aree di bisogno che possono essere soddisfatte con l’impegno degli anziani attivi.
Infine, è importante ricordare che una persona che invecchia attivamente, preserva più a lungo la sua autonomia e il suo benessere fisico ed emotivo.