Donne longeve ma più fragili

In un volume realizzato da Onda e Farmindustria l’identikit della nuova “anzianità” femmiile

Vivono di più ma la loro salute è fragile. Si ritrovano spesso sole e in condizioni economiche ristrette. È l’identikit della terza e quarta età “rosa” tracciato da Onda – l’Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere – e tema portante del volume monografico “La salute della donna. La nuova longevità: una sfida al femminile”, realizzato dall’Osservatorio in collaborazione con Farmindustria.

Come si legge nelle pagine introduttive al volume: “L’Italia è il secondo Paese più vecchio del mondo, dopo il Giappone, e il primo in Europa. Lo scenario è tinto di rosa: le donne italiane con più di 65 anni sono 7,5 milioni, 2 milioni in più degli uomini. Del resto, le donne risultano più longeve con un vantaggio che secondo gli ultimi dati di Osservasalute, pur essendosi ridotto nell’arco dell’ultimo biennio, resta significativo (Rapporto 2016: età media della donna 84.6 anni contro gli 80,1 dell’uomo). L’aspettativa di vita delle donne, dunque, è più lunga di quasi cinque anni. Eppure, nonostante la maggiore longevità, la donna ha più patologie e una salute peggiore dell’uomo: i dati prodotti in letteratura evidenziano come fragilità, polipatologia e perdita dell’autosufficienza gravino pesantemente sulla donna anziana. A ciò si aggiunge il maggior rischio di depressione e di disturbi cognitivi e il più ampio consumo di farmaci. Questa condizione di fragilità biologica è aggravata da una concomitante vulnerabilità per fattori socio-economici che concorrono a marcare le differenze di genere nell’ambito dell’invecchiamento: le donne sono più sole, meno istruite, più povere, più abusate e maltrattate”.

Insomma, le donne arrivano a vivere più anni ma con maggiori problemi rispetto agli uomini: una su tre ha gravi limitazioni funzionali nelle attività quotidiane, nel 37,8% dei casi, contro il 22,7 degli uomini, hanno gravi disabilità motorie e sensoriali. Nello specifico, dai dati Onda risulta che negli over 65 molte malattie croniche sono a prevalenza femminile, come artrosi e artrite. Queste patologie, in particolare, impediscono alle donne anziane, seppure attive dal punto di vista cognitivo, di svolgere in piena autonomia le attività quotidiane, sia in casa sia fuori. Basterebbero alcuni ausili mirati, come un miniascensore per appartamento o un montascale, per facilitare la mobilità domestica e prevenire nella donna anziana stati emotivi depressivi causati dalla mancanza di autonomia e da una costante dipendenza dagli altri componenti della famiglia.

Altre patologie tipicamente femminili, che si accentuano in terza età, sono cefalea ed emicrania (14,6% contro il 7,1 degli uomini), osteoporosi (39,5 contro l’8,1), responsabile anche questa di gravi limitazioni nella mobilità. Ancora, ansia e depressione colpiscono il 16,7% delle donne contro il 9% degli uomini, mentre per l’Alzheimer e le demenze senili i dati si possono quasi equiparare: 5,1% contro il 3,1.

Ad aggravare la salute fisica, si aggiungono problemi economici e discriminazioni di genere. Secondo l’analisi di Onda, infatti, le donne, che spesso sono vedove e sole, sono meno istruite e più povere.

“I pensionati in Italia costituiscono circa il 27% della popolazione – afferma Nicoletta Orthmann, Coordinatore Medico-Scientifico di Onda – le donne rappresentano il 52,8% del totale e hanno un reddito previdenziale che è mediamente inferiore di circa 6mila euro rispetto ai pensionati maschi. Ridurre questo gap rappresenta una sfida importante per il nostro Paese”. La violenza è un’altra aggravante della situazione di disagio delle anziane: il 65% degli ultrasessantacinquenni vittime di abusi è donna.

Promuovere un invecchiamento attivo

Il volume realizzato da Onda, con il contributo di Farmindustria, offre un quadro il più possibile completo della “nuova” longevità femminile, analizzando sia le criticità più evidenti e quelle più nascoste, sia le direttrici entro cui muoversi per promuovere un invecchiamento attivo, in sinergia con le istituzioni sociosanitarie, i caregivers, le famiglie, la comunità sociale.

“Il volume pubblicato dal nostro Osservatorio – spiega Francesca Merzagora, Presidente Onda – ci consente di fotografare la situazione delle donne in una fase della loro vita che, nonostante le fragilità specifiche, può essere vissuta con grande soddisfazione. Questa è la sfida più grande: garantire alle donne un invecchiamento sano, attivo e positivo”.

“Il tema della gestione della donna anziana presuppone un’analisi della spesa socio-sanitaria in un’ottica di genere – prosegue Nicoletta Orthmann, Coordinatore Medico-Scientifico di Onda. Con le dovute approssimazioni, la spesa sanitaria pubblica e privata per le donne over65 viene calcolata entro una forbice che va da circa 21,3 miliardi di euro a 22,6 miliardi. Occorre puntare sulla prevenzione e porre particolare attenzione alle strategie per ridurre lo stress a cui le donne, più degli uomini, sono esposte”.

“Il processo di invecchiamento risponde ad una regola precisa: lo stile di vita, sia passato sia presente – conclude Nicoletta Orthman – ma non vanno trascurati altri fattori come le scelte personali, l’ambiente e le relazioni sociali. Nel campo dell’assistenza sociosanitaria, inoltre, è necessario passare dal concetto di ‘cura’ al ‘prendersi cura’. E il modello da seguire è quello integrato ospedale-territorio definito dal Piano Nazionale della Cronicità. Ovvero, l’ospedale non è più il core dell’organizzazione sanitaria, ma uno snodo, ad alta specializzazione, della rete di servizi del nuovo sistema della cronicità”.

Come dire, garantire la presa in carico del paziente – e non la singola malattia – e la continuità dell’assistenza attraverso piani di intervento, anche domiciliari, personalizzati.