COVID-19 e malattie croniche

Il virus non deve interrompere le cure

Sono oltre 8 milioni nel nostro Paese gli anziani colpiti da una malattia cronica, il 60,7% degli over 65. Le patologie più frequenti sono le cardiopatie (27%), le malattie respiratorie croniche (21%), il diabete (20%), i tumori (13%).

Uno dei problemi più frequenti, che si sta accentuando in questo periodo di emergenza da Covid-19, è la scarsa aderenza alle terapie, nonostante vi siano molti farmaci che permettono di tenere sotto controllo le patologie. 

“Molti pazienti temono che i farmaci che assumono per la cura della patologia cronica li espongano a un maggior rischio di contrarre il COVID-19, ma non vi è, a oggi, alcuna evidenza scientifica in questo senso e, dunque, possiamo rassicurare i pazienti e i loro familiari” sottolinea Pier Luigi Bartoletti, vice segretario nazionale FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia).  

La mancata adesione alle terapie aumenta i tassi di mortalità, le ricadute e le ospedalizzazioni, proprio in una fase critica per il sistema sanitario, che deve far fronte all’emergenza causata dal Covid-19.

“In un report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicato interamente a questo tema, la stima dell’aderenza alle cure, nei pazienti che soffrono di malattie croniche, risulta solo del 50% – spiega Pierpaolo Sileri, Viceministro della Salute – Il problema riguarda in particolare gli anziani, che sono persone attive, piene di vita e rappresentano la memoria del nostro Paese, oltre ad essere un importante riferimento per il welfare familiare degli italiani.

La sanità digitale

L’emergenza Coronavirus ha evidenziato e spinto ad un’implementazione della sanità digitale, per assicurare la continuità assistenziale e gestire la cronicità.

Grazie alla sanità digitale i medici clinici possono essere più vicini agli anziani, come a tutti gli altri pazienti, garantendo prestazioni a domicilio attraverso servizi di televisita, teleassistenza e telemonitoraggio. Strumenti a cui tutti i pazienti devono essere introdotti al meglio e al più presto, perché favoriscono l’aderenza alle terapie e garantiscono una vita più lunga e più sana”.

Il comitato per l’aderenza alla terapia

In Italia, si riscontra una bassa aderenza nel 32,9% delle persone che assumono antiipertensivi, nel 41,6% per le terapie ipoglicemizzanti contro il diabete, nel 40,1% per le cure antidepressive, nel 14,1% per le cure contro l’osteoporosi e nel 24,6% per i trattamenti per l’ipertrofia prostatica benigna.

“È essenziale sensibilizzare i cittadini sull’importanza di continuare a seguire le terapie, soprattutto in questa fase di emergenza – spiega Guido Grassi, Presidente della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa/Lega Italiana contro l’Ipertensione Arteriosa (SIIA) – L’ipertensione non rappresenta un fattore predisponente all’infezione da coronavirus. In Italia, sono 18 milioni le persone ipertese: non devono modificare o abbandonare la terapia antiipertensiva, che si è dimostrata nel corso del tempo in grado di proteggere le persone dal rischio di gravi complicanze cardiovascolari, quali l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, la morte improvvisa e l’insufficienza renale”.

E proprio per sensibilizzare la popolazione, i pazienti, i caregivers e le Istituzioni sull’importanza dell’aderenza alle cure è nato il CIAT (Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia). Il Comitato rappresenta un punto di riferimento importante per le società scientifiche, le istituzioni, le associazioni di pazienti, farmacisti e cittadini. L’attività e le iniziative del CIAT hanno un respiro nazionale ed europeo, un progetto di informazione e sensibilizzazione che viene condiviso ogni anno il 12 aprile, in occasione della “Giornata nazionale dell’aderenza alle terapie”.