Il Congresso Europeo sulle malattie reumatiche 2018

Malattie reumatiche: serve un piano nazionale su farmaci e assistenza

Diagnosi precoce, medicina di genere e nuovi farmaci. Questi i temi più discussi nell’ambito del Congresso Europeo sulle malattie reumatiche, svoltosi di recente ad Amsterdam.

“In Europa, ogni anno spendiamo 200 miliardi di euro per l’assistenza socio-sanitaria ai malati reumatici. Oltre 4 miliardi l’anno solo in Italia – spiega Roberto Caporali, segretario nazionale della Società Italiana di Reumatologia (Sir) – Si tratta di malattie in netta crescita in tutto il continente. L’obiettivo deve essere quello di incrementare la prevenzione e il numero di diagnosi precoci, per garantire risparmi al sistema sanitario, ridurre le spese sanitarie dirette, ma anche i costi indiretti. Tuttavia, individuare tempestivamente una malattia reumatica spesso risulta difficile ed è un compito che va affidato solo al reumatologo. Per ottenere questi risultati, è necessario che vi siano più strutture sanitarie specializzate attive nelle varie Regioni. Questa è la direzione in cui va l’Europa. E in cui deve andare l’Italia, dove esiste una reumatologia di assoluto livello”.

Più di 5 milioni di persone colpite

Sono oltre 5 milioni le persone colpite da patologie reumatiche (se ne contano circa 150 forme). Solo quelle più comuni, come artrite e artrosi, interessano il 16% degli italiani e sono ormai classificate a tutti gli effetti come le malattie croniche più diffuse dopo l’ipertensione.

L’artrosi, in particolare, è la più frequente causa di invalidità tra gli over65. Una delle patologie più gravi, come l’artrite reumatoide – forma infiammatoria cronica autoimmune – colpisce circa 350.000 persone, soprattutto donne tra i 30 e i 40 anni, provocando gravi disabilità e limitazioni nella qualità della vita.

La reumatologia è donna – afferma Angela Tincani, docente presso l’Università degli Studi di Brescia e Consigliere nazionale della Sir, aprendo un capitolo che ha occupato uno spazio importante del Congresso, ovvero la medicina di genere – A causa di una maggiore predisposizione genetica e ormonale, le patologie reumatiche interessano prevalentemente il genere femminile – spiega Angela Tincani – si calcola che in totale siano oltre 84 milioni le donne europee colpite. Da alcuni mesi in Italia abbiamo avviato un progetto con l’Istituto Superiore di Sanità per favorire la ricerca scientifica in questo ambito. Non solo, stiamo svolgendo corsi di formazione specifici per i medici di medicina generale e anche una forte attività sui media per le famiglie. È un’iniziativa d’avanguardia che può diventare un modello da esportare in altri Paesi del Vecchio Continente”.

Farmaci biologici e nuovi modelli organizzativi

La Società Italiana di Reumatologia è stata protagonista importante al Congresso europeo, rilanciando temi sui quali da tempo si stanno sviluppando nuovi filoni di ricerca scientifica e di pratica clinica. Uno di questi è garantire ad una fascia più ampia di pazienti l’accesso ai farmaci biologici, terapie che hanno rivoluzionato la gestione delle malattie reumatiche. I reumatologi italiani hanno rilanciato la richiesta di istituire un fondo per i farmaci biologici, accanto all’istituzione di una rete di reumatologia sul territorio nazionale.

Secondo alcuni dati della Sir, l’Italia risulta al terzultimo posto in Europa per la prescrizione di farmaci biologici nelle patologie reumatiche. Eppure, queste cure – come spiegano i medici e i ricercatori della Società Italiana di Reumatologia – hanno drasticamente ridotto il numero dei ricoveri, oltre che i costi legati alle assenze dal lavoro e alle pensioni di invalidità. L’artrite reumatoide, solo per citare la patologia più grave, implica costi sociali che superano i 3 miliardi di euro l’anno.

Se si considera, inoltre, che sono circa 800.000 le persone con patologie reumatiche a rischio invalidità, investire in modo mirato nella spesa farmaceutica, in particolare sul fronte dei farmaci biologici, avrebbe una compensazione non trascurabile sui costi di assistenza, medica e familiare.

Accanto al fondo di investimento sui farmaci biologici, è necessario – come ribadiscono da tempo i reumatologi della Sir – un nuovo modello organizzativo, articolato in una più efficiente rete reumatologica regionale, che preveda servizi mirati e calibrati: dalla struttura ambulatoriale al centro specializzato per i ricoveri per i casi più gravi, passando dalle strutture intermedie del day hospital.

Attualmente, solo la Lombardia, il Veneto e la Puglia rappresentano i modelli virtuosi per eccellenza nel nostro Paese.